Approaches to the conservation of the fragmented image of Scottish Iron-Age brochs

Dimitris Thedossopoulos

Abstract


The dry-stone towers of Iron-Age Scotland (‘brochs’) have drawn the interest of generations
of archaeologists whose studies attempted to establish the extent of their impressive
dimensions through excavation efforts of varying degrees of scientific validity. This paper
analyses the most significant restoration projects undertaken from the middle of the 19th
century onward, highlighting the wide range of approaches followed and examining how
they relate to similar procedures in the rest of Europe, so as to provide an overview of theoretical
discussions in the sector. These projects were designed by archaeologists, whereas
restoration efforts guided by scientific studies and the formulation of more focussed documentation
began only from the 1950’s on, at which point the earlier attempts of amateur
antiquarians more interested in tracing recognisable architectural spaces than preserving the
authentic stratigraphy were abandoned. Recent changes in funding procedures, along with a
heightened interest in the involvement of local communities, have led to major innovations,
including the promotion of ambitious, systematic restoration projects, such as that at the
Clachtoll site. The aim is to develop key principles suitable to carrying out wide-ranging
initiatives that can contribute to the undertaking of complex restoration efforts, all while respecting
the wealth of emerging stratigraphy, with the end goal of having architects specialised
in restoration involved in such discussions right from the archaeological-survey phase.

 

Le torri in muratura a secco dell’Etá di Ferro in Scozia (‘broch’) sono state oggetto d’interesse
per molte generazioni di archeologi, i quali hanno studiato e tentato di riprodurre le
loro impressionanti dimensioni nel corso di campagne di scavo di diversa caratura scientifica.
L’analisi dei progetti di restauro più significativi redatti a partire dalla metà del XIX
secolo illustrata nel presente contributo evidenzia qui la molteplice gamma di approcci
seguiti ed esplora la loro relazione con modalità simili seguite nel resto d’Europa, con l’intento
di offrire una panoramica del dibattito teorico in questo ambito. Tali progetti sono
stati elaborato da archeologi, mentre gli studi scientifici e l’elaborazione di una documentazione
mirata hanno orientato i restauri solo a partire dagli scorsi anni cinquanta, con l’abbandono
delle precedenti modalità dilettantesche degli antiquari, finalizzate a ricostruire
spazi architettonici riconoscibili a scapito della conservazione dell’autenticità stratigrafica.
Il cambiamento recente delle modalità di finanziamento e la maggiore ricerca di un impegno
da parte della comunità hanno determinato importanti novità, con la promozione di
progetti di restauro ambiziosi e sistematici, come nel sito di Clachtoll. Si vogliono inoltre
formulare qui principi critici adeguati alla realizzazione di interventi di ampia scala, utili ad
aiutare lo svolgimento di restauri complessi pur rispettando la ricca stratigrafia emergente,
con l’intenzione di coinvolgere nel dibattito anche gli architetti restauratori sin dalla fase
d’indagine archeologica.


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