Nuove precisazioni sull’architettura perduta del duomo di Orvieto

Carmen Vincenza Manfredi

Abstract


Dopo il fondamentale contributo di Luigi Fumi sull’architettura del duomo di Orvieto, del 18911, punto di partenza per tutti gli studi successivi, il saggio di Renato Bonelli sulla cattedrale orvietana, del 1952 (rieditato nel 1972 e nel 2003, con ristampa del 2011)2, è stato – e per molti versi continua a essere – il trattato critico di riferimento prevalente sull’argomento. Le tesi affermate con rigore metodologico in questa opera sono state in gran parte acquisite dalla quasi totalità della storiografia, nazionale e internazionale, che si è occupata del duomo di Orvieto nei decenni a seguire. Fin dalla prima edizione del libro di Bonelli, i cardini dell’analisi si sono incentrati sui valori della spazialità della cattedrale, soffermandosi in particolare, più che sullo stato attuale, sulla ricostruzione/restituzione dell’architettura del duomo secondo il primo progetto, mai portato a compimento a seguito dell’intervento di Lorenzo Maitani.

Full Text:

 Subscribers Only

Refbacks

  • There are currently no refbacks.