APPUNTI SULLA FORTUNA DI ARCHIMEDE

Abstract

Lo scopo di queste pagine è inseguire la ‘fortuna’ di Archimede dall’antichità fi no
all’età moderna.
Nato nel III secolo a.C. a Siracusa, una delle città più ricche e prosperose della Sicilia
dell’epoca, Archimede è forse il più celebre tra gli scienziati dell’antichità: tuttavia, le
scarse notizie biografi che hanno favorito la diff usione di racconti aneddotici, rendendo
talvolta impossibile distinguere i dati certi1.
Nel ripercorrere la fortuna di Archimede, ci lasceremo guidare dalle fonti che hanno
contribuito ad eternarne l’immagine: leggeremo le testimonianze seguendo un criterio
cronologico, al fi ne di mettere in evidenza l’evoluzione dell’interesse delle fonti nel corso
del tempo. Ci limiteremo, pertanto, ad analizzare e confrontare le testimonianze principali,
partendo dalle notizie della tradizione classica (di lingua greca e latina) e giungendo,
attraverso le notizie tràdite da matematici ed eruditi di età tardo-imperiale e bizantina,
fi no all’epoca rinascimentale e moderna2.
L’intento è mettere in luce l’atteggiamento contradditorio degli autori antichi, che,
da una parte, non esitano a celebrare la genialità di Archimede, dall’altra, si limitano a
menzionare le sue innovazioni in campo ingegneristico e mostrano scarsa attenzione verso
i suoi studi matematici e geometrici.
Se il perno della narrazione delle fonti classiche è la defi nizione del contesto storico,
a partire dall’erudizione di età tardo-imperiale e, soprattutto, di epoca bizantina, il focus
cambia: ai matematici del Medioevo non interessano più gli aneddoti e i racconti letterari
bensì le opere di Archimede, delle quali spesso si servono per i loro scritti. E, se in epoca
umanistica e rinascimentale (fi no agli arbori dell’età moderna), le intuizioni teoriche e
pratiche di Archimede appaiono poco interessanti per i non addetti ai lavori, ciò nonostante,
gli scienziati del tempo mostrano un interesse sempre maggiore verso i suoi studi
matematici, geometrici ed ingegneristici.
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